Lo scorso 28 novembre il Consiglio dell’Unione Europea ha approvato la ”Corporate Sustainability Reporting” (CSRD), una direttiva che punta a posizionare le informazioni relative alla sostenibilità delle imprese sullo stesso piano delle informazioni finanziarie. Più in particolare, secondo il Parlamento europeo, l’obiettivo primario della nuova disposizione in materia, è quello di contrastare il cosiddetto “greenwashing”, ovvero quel fenomeno che si verifica in aziende che sviluppano strategie di marketing forzate per celare dietro a un’immagine “ecosostenibile” delle attività dall’impatto negativo.

Da qualche anno, infatti, assistiamo a un boom di campagne “green” da parte di aziende nazionali e internazionali. Quasi fosse diventato un dovere mostrare il lato sostenibile a tutti i costi. Purtroppo però capita che da diverse promesse nell’ambito, prima tra tutte la riduzione dell’emissione di CO2, poi non si concretizzi nulla, a discapito di investitori e consumatori che hanno creduto in quelle aziende proprio per i loro apparenti standard di sostenibilità elevati.

È così che per la prima volta l’UE punta a regolamentare il fenomeno, ponendo dei parametri di rendicontazione della sostenibilità nelle aziende con la revisione di enti di certificati indipendenti. In questo modo si punta a rendere le aziende più responsabili e trasparenti verso i propri consumatori dando a quelle tante “facciate green” degli obiettivi e risultati concreti.

Il ramo assicurativo 

Parallelamente, parlando sempre di sostenibilità e imprese, secondo una ricerca condotta dal Forum per la Finanza Sostenibile e Ania, le compagnie di assicurazione ricoprono “un ruolo fondamentale nel raggiungimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile e nella transizione verso un’economia a basse emissioni di carbonio e resiliente ai cambiamenti climatici”.

La loro importanza in materia è attribuita al loro duplice ruolo di investitori istituzionali e di fornitori di coperture assicurative che hanno integrato “in larga misura” i criteri Esg nella propria attività, ovvero i parametri ambientali, sociali e di governance.

Investimenti sostenibili

L’economia globale al suo stato attuale rende difficile individuare le migliori aree di investimento, sia a causa della situazione geopolitica e dei suoi sviluppi, che a causa dell’aumento dell’inflazione. Nei periodi di incertezza la prudenza è maggiore così come il rischio di compiere una scelta sbagliata in un mercato che evolve velocemente. Tuttavia, un comparto in crescita sembra esserci, ed è proprio quello della sostenibilità.

A evidenziarlo è una recente indagine del Forum per la Finanza Sostenibile in collaborazione con BVA Doxa, secondo cui l’interesse per la finanza sostenibile è in aumento. Il 79% dei risparmiatori intervistati (su un panel di 1.400 risparmiatori), infatti, conosce o ha sentito parlare di investimenti sostenibili e il 22% ha già sottoscritto prodotti SRI probabilmente per effetto anche di una maggiore proattività degli operatori finanziari. Il 47% di chi conosce i prodotti SRI ha ricevuto una proposta di sottoscrizione (+6% rispetto all’anno scorso) e il 53% ha ricevuto più informazioni sugli investimenti sostenibili da parte della propria banca, assicurazione o consulente finanziario (+7%).

Un interesse in crescita che si incontra con l’offerta di Generali e dei suoi piani di investimento nel settore. Primo tra tutti GeneraSviluppo Sostenibile, l’investimento assicurativo che guarda alla società e all’ambiente. Promuove nuove opportunità di rendimento investendo in aziende attente allo sviluppo sostenibile del pianeta.

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