I tagli alla sanità e l’allungarsi delle liste d’attesa rendono sempre più necessario ricorrere a prestazioni sanitarie private. Da qualche mese si sente parlare di tagli alle tariffe di alcune prestazioni (visite e analisi) garantite in via gratuita dal servizio sanitario nazionale o dietro pagamento di ticket. Una situazione che ha attivato la protesta delle strutture sanitarie private convenzionate.

Tuttavia bisognerà ancora attendere per l’entrata in vigore delle nuove tariffe dei Lea (livelli essenziali di assistenza). Il Ministero della Salute ha infatti posticipato la nuova direttiva, frutto di un lungo accordo tra Stato e regioni. La modifica riguarda in primis l’istituzione di un unico tariffario a livello nazionale uguale per tutte le regioni.

La revisione delle tariffe in vigore attiva, forse, da gennaio 2025, ha diversi obiettivi: oltre a uniformare l’offerta su tutto il territorio nazionale, intende rinnovare la lista delle prestazioni eliminando quelle obsolete e introducendone di nuove, soprattutto considerando che la prima definizione dei Lea risale al 2001.

Altro tema molto dibattuto riguarda le liste d’attesa. Secondo l’Istat, sono il motivo principale per il quale 3 milioni di italiani rinunciano a curarsi.

Altri, invece, decidono di pagare le prestazioni in libera professione all’interno delle strutture ospedaliere. Su “Il Sole 24 Ore” si legge che oggi almeno una visita su dieci in ospedale la pagano gli italiani di tasca propria, ma diventano oltre tre su dieci se si considerano solo quelle ginecologiche e quasi il 20% in caso di visite dal cardiologo.

La libera professione intramuraria o «intramoenia» sta in parte cercando di arginare il problema delle lunghe liste d’attesa e in arrivo dal Governo c’è un nuovo decreto che non solo punterà ad aumentare l’offerta di prestazioni, ma interverrà anche sulla domanda di salute.

Tra gli obiettivi principali quello di arginare le troppe ricette dei medici di famiglia e degli specialisti di prestazioni spesso non necessarie. Secondo gli esperti, infatti, rappresentano uno “spreco” che raggiunge fino a 10 miliardi l’anno e inducendo chi avrebbe più bisogno di quelle prestazioni ad aspettare di più.

In Liguria nel 2023 le liste di attesa si sono allungate di 850mila prestazioni. Per fare una colonscopia in Asl 2 (Genova) servono 154 giorni anziché 10 come prescritto. E per una risonanza magnetica all’encefalo anziché 10 giorni ne servano 86.

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